ZeroCO2: L'albero con il codice a barre
Il colore verde. Andrea Pesce con la sua ZeroCO2 rende possibile adottare alberi in Guatemala: le piante vengono poi affidate a famiglia di agricoltori
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«Ecco la doppia missione: aumentare il numero di alberi piantati nel mondo e, contemporaneamente, supportare le comunità contadine. Non è una questione di bilancio, di clienti, ma di responsabilità». Andrea Pesce, fondatore di ZeroCo2 – azienda italiana di “riforestazione ad alto impatto sociale” attiva da un anno in Guatemala – risponde alla video-chiamata dalla sua casa di Roma: «Dovevo tornare laggiù due mesi fa, la pandemia mi ha bloccato». Si sistema i lunghi capelli raccolti e sorride mentre gli chiedo quando è nato e qual è il percorso che l’ha portato, così giovane, a fare quello che fa. Dietro di lui, appesa sul muro, c’è una la stampa di una foresta fotografata dall’alto: l’orizzonte in una stanza. «Sono del 1994. Vado in Sud America da quando ho cinque anni, prima per seguire la mia famiglia, poi da solo. Mi sono laureato in relazioni internazionali a Bologna, ho fatto il cameriere a Londra, ho preso un master a Buenos Aires e lavorato un anno in progetti di cooperazione in Guatemala. Dopo questa esperienza ho deciso di creare qualcosa che desse reale beneficio alle comunità locali».
Ho scoperto ZeroCO2 lo scorso settembre: cercavo un regalo originale per il compleanno – a distanza – di mia mamma. «Le candeline erano finite», le ho scritto via mail a mezzanotte, allegandole il certificato di piantumazione di tanti alberi quanti erano gli anni che compiva. Le prime foto degli esemplari sono arrivate qualche mese dopo: mi sono incuriosito ancora, e volevo raccontare la storia di Andrea nelle prime puntate de Il colore verde. Poi è arrivato il virus — e conosciamo il resto della storia.
QUANTO LA SVIZZERA —
Secondo il nuovo rapporto di Global Forest Watch, pubblicato proprio martedì, nel 2019 abbiamo perso una porzione di foresta tropicale vergine grande almeno quanto la Svizzera. Si tratta del 2,8% di tutte le foreste tropicali al mondo: 3,8 milioni di ettari, a cui si sommano altri 8,2 di foreste più recenti. È successo soprattutto in Brasile e non solo per gli incendi, anzi: da quando è stato eletto presidente Jair Bolsonaro le politiche sulla deforestazione sono diventate più favorevoli, causando la perdita di 1,3 milioni di ettari all’anno, pari a un terzo del totale mondiale.
«Ma gli alberi e le foreste sono degli enormi polmoni per il pianeta: il modo più semplice ed economico per assorbire la CO2 in eccesso prodotta dall’uomo» spiega Andrea. «In particolare le foreste nell’area equatoriale, per almeno tre motivi. Prima di tutto perché l’unione fa la forza, più una foresta è grande più l’assorbimento è moltiplicato; poi perché la foresta è anche uno scudo della biodiversità; e infine perché piantare in queste regioni è anche un beneficio economico per la popolazione».
La squadra di Andrea – che opera a Petén, a un passo dalle rovine della città Maya di Tikal – dall’estate 2019 riceve gli ordini da aziende e singoli per l’acquisto («o meglio l’adozione») di avocadi, lime, manghi, ma anche pini, melograni, ciliegi. «Una volta fatto l’ordine, anche sotto forma di abbonamento ricorrente, il cliente segue l’albero fin dall’inizio, e attraverso la nostra app “Chloe” riceve gli aggiornamenti con le foto della sua crescita». In un primo momento però, le immagini ricevute sono di gruppo, perché gli alberi vengono piantati da ZeroCO2 due volte l’anno nel loro vivaio, seguendo i tempi naturali di piantumazione («È la natura a dirci quando piantare gli alberi», sintetizza Andrea), e solo in seguito l’albero viene isolato e donato a una famiglia di contadini locali, che ne godrà i frutti. «È proprio qui che inizia il bello: l’effetto non è solo ambientale, ma gli alberi offrono sviluppo sociale ed economico. E con il loro codice univoco vengono periodicamente fotografati dai nostri addetti così che chi l’ha adottato a 9000 chilometri di distanza possa seguirne la crescita».
SOCIAL BUSINESS—
Lo scorso anno ZeroCO2 ha piantato 25.000 alberi, compensando circa 7000 tonnellate di CO2, che corrispondono a circa 50 voli andata e ritorno New York – Roma. Ma è nel lungo periodo che la CO2 però viene ridotta maggiormente: «con un singolo albero di avocado maturo si stima che si possa bilanciare un mese dell’impatto medio di un italiano», spiega Andrea. I numeri dell’azienda sono in grande crescita, soprattutto per l’arrivo di molte aziende che vogliono compensare la loro impronta ambientale: «Abbiamo migliaia di clienti individuali, ma le 150 aziende che si sono già rivolte a noi coprono il 75% del nostro fatturato, perché possono piantare anche decine di migliaia di esemplari».
L’ultima arrivata è Flowe, neonata banca digitale controllata da Mediolanum, che con il suo ordine ha reso possibile l’aggiunta di due nuovi dipendenti in Guatemala. «Ci definiscono una startup, ma mi sembra un termine troppo fighetto: siamo una piccola azienda giovane, un social business senza finanziatori ma solo clienti. Controlliamo in maniera trasparente tutto: è la cosa più importante in questo settore dove ci sono sempre più società o enti che prometto di piantare alberi a distanza. Tracciamo ogni cosa, ci mettiamo a nudo. Abbiamo veri dipendenti e i nostri ragazzi guatemaltechi sono tostissimi. Con loro facciamo un percorso di formazione ed educazione: un albero sembra una cosa da poco, ma per il 90% della popolazione mondiale che vive in condizioni di povertà, le foreste sono una delle prime fonti di sostentamento».
RIPULIRSI LA COSCIENZA—
Si stima che se riuscissimo a ricreare foreste per una superficie pari agli Stati Uniti, che corrisponde allo spazio massimo per non intaccare le aree abitative o coltivate già esistenti, si potrebbe ridurre di un quarto la CO2 in eccesso nell’atmosfera, tornando ai livelli di quasi un secolo fa. Ma sono rumorose le voci che criticano le società come quella di Andrea. «Una pericolosa distrazione», scrivevano tre scienziati a febbraio sulle colonne del New York Times. La tesi è che sia sbagliato incentivare il sistema delle compensazioni: tutti preferiranno “controbilanciare i propri eccessi” invece che cambiare il proprio modo di produrre e consumare. Andrea ha le idee precise a riguardo, e contrattacca: «I critici hanno ragione, un alberino non è la soluzione: ma non gliela do vinta. Perché chi critica in realtà non prende parte, non fa altro che rimandare e rimandare. Noi invece lavoriamo in attesa. In attesa che avvenga la transizione energetica, che arrivino scelte politiche più dure».
L’altro rischio quando si lavora alla riforestazione è il greenwashing, ovvero la pratica di alcune aziende di “ripulirsi” dal punto di vista ambientale con scopi di marketing. «La prima cosa che diciamo è: “gli alberi sono il punto di arrivo”, prima deve esserci la presa di coscienza, poi la valutazione del proprio impatto. A quel punto bisogna rendere il processo produttivo più sostenibile possibile».
LA PANDEMIA —
Analisti, politici e giornalisti stanno raccontando come la pandemia sia l’occasione giusta per ripensare la sostenibilità di grandi industrie e piccole aziende. Chiedo conferma ad Andrea, immaginando che in questo periodo siano molti gli imprenditori che si sono rivolti a lui: «A gennaio c’è stata un’accelerazione incredibile, il 2020 sembrava essere il vero anno della sostenibilità: ma con il coronavirus le aziende hanno chiuso i rubinetti del tutto. Non credo che il cambiamento però verrà interrotto, ma la spinta sarà ancora bassa per i prossimi mesi». È anche per questo che la missione di Andrea è ancora più decisiva ora: «Stiamo allargando le nostre operazioni, dal punto di vista tecnologico ma anche geografico, con vivai anche in altri paesi del Sud America. «Le aziende che capiscono l’importanza capitale della sostenibilità sono ancora poche, ma un giorno sarà la condizione sine qua non». Andrea ricorda quello che è successo con la telefonia mobile, perché suo padre ha lavorato in quel settore quando lui era un bambino: negli Anni ’90 sembrava da pazzi andare in giro con enormi cellulare dalle lunghe antenne, «e ora guarda dove siamo arrivati». Ecco un bel sogno: che un albero, adottato a 9000 chilometri di distanza diventi ancora più importante del cellulare che abbiamo sempre sottomano.
In occasione della giornata mondiale per l’ambiente, celebrata ieri, ZeroCO2 offre il 30% dello sconto sugli alberi d’avocado fino a domani. Se vi può interessare, trovate le istruzioni per ricevere lo sconto sulla loro pagina Facebook. Il sito dove scoprire di più o fare gli ordini è questo: https://www.bezeroco2.com/
Da leggere:
• I’m a black climate expert. Racism derails our efforts to save the planet. (Washington Post)
Un commento di una ricercatrice americana sul rapporto tra razzismo e cambiamento climatico. «Toni Morrisson nel 1975 l'ha detto meglio di tutti: "La funzione principale del razzismo è la distrazione"».
• Anche il web inquina: perfino i siti di minAmbiente, Wwf e FFF producono troppa CO2 (Corriere della Sera)
Alice Avallone racconta l'impronta ambientale di server e siti internet, mostrando i risultati della ricerca di AvantGrade.com
• A green recovery: How to get there (Greenpeace UK)
Il manifesto di Greenpeace per una ripresa verde
• Tutti i corsi di Coursera, piattaforma di e-learning, dedicati all'ambiente (Coursera)
Da vedere:
• The Lost Forest (National Geographic)
Video di 20 minuti sulla missione di un gruppo di ricercatori per raggiungere un'inacessibile foresta in Mozambico. Il mini-documentario è parte di una serie di 5 video ispirati dai lavori di vincitori del Nobel per la pace.