di Mario Matteini
[Primo episodio di otto del ciclo “La valigia nella storia”]
Episodi della serie:
1. Le valigie della speranza
2. Le valigie salvifiche
3. Le valigie del grand tour… de force
4. Le valigie delle sorprese
5. Le valigie dei migranti
6. Le valigie dei tempi di guerra
7. Le valigie delle stragi
8. Questo prendiamo noi
Buongiorno e buon fine settimana. Dopo averci intrattenuto con la storia dei vaccini e del telegramma, Mario Matteini ci propone una nuova serie di post a sfondo storico. Stavolta il protagonista è la valigia.
La serie sui vaccini è già diventato un bel libro arricchito con contenuti eXtra. Anche se l’attenzione adesso ha fatto una brusca virata verso nuovi e forse più preoccupanti scenari, la vaccinazione resta un tema attualissimo che avrà senza dubbio uno strascico lungo.
Oggi con l’esodo di oltre un milione e mezzo di persone in Europa (il più vasto dalla fine della Seconda guerra mondiale), la valigia torna a essere gettata e trascinata nella storia. A proposito di una storia che torna ad alitare in modo pesante con impressionanti analogie, ecco delle parole che sembrano profetiche.
“Della storia non frega un c****o a nessuno”.
Dice il presidente-resistente alla sua scolaresca a conclusione del monologo di apertura, in stile Molly Bloom — saturo pertanto di espliciti —, della serie TV “Il servitore del popolo” che nel 2018 lo ha visto protagonista nelle vesti di un professore di storia di liceo. Ben detto, Volodymyr Zelensky.
Buona lettura!
1970: Gerstungen, Turingia, DDR
29 agosto 1970. Al posto di blocco di Gerstungen, in Turingia, la polizia di frontiera della Germania orientale, la Grenzpolizei. sta effettuando una perquisizione sul treno diretto ad Ovest. I militari controllano minuziosamente i documenti di tutti i passeggeri, che ubbidiscono intimoriti.
Una passeggera è più impaurita degli altri, ma i militari per il momento non la possono vedere, perché è nascosta in una valigia adagiata sulla rete portabagagli, alla quale non fanno caso.
La passeggera che sta trattenendo il fiato, rannicchiata in posizione fetale, è Ute Schmalfuss. Ha diciannove anni e, fino al giorno prima, lavorava presso l’ufficio culturale di Lugau, vicino a Karl-Marx-Stadt (Chemnitz). Si occupava di iniziative per promuovere le relazioni tra Germania orientale e Francia.
È grazie a questa sua occupazione che ha conosciuto una persona che le sta cambiando la vita.
Ute e Jean-Pierre
Una vita, in verità, piuttosto serena. Il padre è membro del Partito Socialista Unificato di Germania, non vivono nel lusso, ma hanno i mezzi per andare avanti con tranquillità. Ute ha il suo lavoro, non sente particolarmente il bisogno di libertà e non pensa di fuggire all’Ovest.
Ma le cose sono cambiate quando ha conosciuto Jean-Pierre Akhribi, un giovane francese che si trovava nella DDR insieme ad altri giovani comunisti francesi. Ute e Jean-Pierre si sono conosciuti e innamorati, e alla fine dell’estate Ute ha deciso di scappare all’Ovest insieme al suo innamorato.
Il 29 agosto 1970 si danno appuntamento alla stazione ferroviaria di Lipsia e salgono sul treno diretto ad Ovest. Jean-Pierre e i suoi amici hanno tagliato il fondo a due valige e le hanno accostate. Lo spazio non è tanto, ma Ute, che è alta un metro e sessanta e pesa 46 chili, rannicchiandosi in posizione fetale, riesce a entrarvi.
Il “placenta” di Ute
La doppia valigia è posta sulla rete portabagagli ed è qui che Ute aspetta, tremando e sudando per la paura di essere scoperta. L’attesa dura novanta lunghissimi minuti, ma i soldati non fanno caso alla valigia che ospita Ute.
Terminata la perquisizione, il treno riparte e finalmente arriva a Sallaumines, nel nord della Francia, vicino a Pas-de-Calais. Alla stazione di Berlino Ovest, Ute può uscire dal suo nascondiglio: dopo 70 minuti rannicchiata nella bisaccia è sudata e indolenzita, ma può riprendere fiato e gioire per l’esito felice della sua coraggiosa impresa.
Ute e Jean-Pierre si sposeranno poco dopo. Ute continua ad occuparsi di scambi franco-tedeschi per conto dell’ufficio culturale del comune della città di Arras, gemellata con Herten, piccola città della Renania Settentrionale-Vestfalia.
Se è vero che parlare di valige è parlare di viaggi, quello di Ute è un viaggio veramente straordinario. Intanto perché non è Ute a portare la valigia, ma la valigia a portare lei, e poi soprattutto perché la destinazione non è un luogo particolare ma una condizione di vita: la libertà.
Le 267 piste per cani
La libertà e, in particolare, la libertà di movimento, che molti tedeschi si trovarono a non poter più esercitare all’improvviso, da quando, nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961, ebbe inizio la costruzione di un muro di cemento e filo spinato, che divise definitivamente in due la città di Berlino.
Ogni collegamento fra la parte occidentale e quella orientale venne sospeso; muro, filo spinato e corrente ad alta tensione divisero in due i palazzi, le scuole e perfino i cimiteri. Le finestre degli edifici sulla linea di divisione, dalle quali molti, nei primi giorni, si erano calati per fuggire nella parte occidentale, vennero murate.
In breve una lunga barriera divise in due tutto il paese. Lunga 107 chilometri, alta dai 4 ai 10 metri e larga quasi due metri, con 207 torrette, 136 bunker, 267 piste per cani da guardia, 20 sonar antitunnel, sorvegliata da guardie armate pronte a sparare sui fuggiaschi, essa diventerà un tragico segno tangibile della guerra fredda e della mancanza di libertà.
La valigia dei sogni
Non è possibile sapere con esattezza quanti furono coloro che cercarono di fuggire verso occidente; probabilmente decine di migliaia in ventotto anni. Qualcuno lo fece in modo particolarmente avventuroso: camminando lungo un cavo di alta tensione inutilizzato, in mongolfiera, attraverso tunnel scavati sottoterra, attraversando il fiume sott’acqua.
Il numero accertato delle persone uccise nel corso del tentativo di fuga, secondo la procura della repubblica di Berlino, è 270. Quelle che riuscirono a fuggire si calcola siano state qualche migliaia.
Una di queste è Ute, la cui valigia, dunque, ci riporta non solo alla sua storia personale ma alla storia del popolo tedesco fra il 1961 e il 1989.
Una valigia dunque piena di storia e, allo stesso tempo, il simbolo del coraggio, dell’amore, della libertà, contrapposta al muro, simbolo della paura, dell’odio, della privazione della libertà.
Prima di andare
Tre super film. Come link alla vicenda di Ute vi vorrei raccomandare tre grandi film che, in modo diverso e anche divergente, ruotano intorno a quanto ci ha raccontato Mario Matteini. Sono: La spia che venne dal freddo di Martin Ritt (1965) con un supremo Richard Burton (su Chili e Apple TV a noleggio (2,99€-3,99€); Il sipario strappato di Alfred Hitchcock con due attori immensi come Paul Newman e Julie Andrews (su Chili 6,99€); Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin, 1987) di Wim Wenders con i due angeli Bruno Ganz e Otto Sander, l’ex angelo Peter Falk e la meravigliosa acrobata Solveig Dommartin. Gratis su RaiPlay, restaurato con qualche problema di sonoro.
Insegnare storia in Florida. Gli insegnanti dello Stato della Florida, per volontà del governatore repubblicano e aspirante presidenziale Ron DeSantis, dovranno astenersi dall’approfondire in classe argomenti controversi come il razzismo, la parità di genere o temi LGBT. Lo stesso per episodi della storia americana come la Guerra di secessione o la la stagione dei diritti civili. Se ne potrà parlare ma solo a livello di informazione neutrale. In caso contrario le famiglie potranno portare in tribunale gli insegnanti e la stessa scuola per aver causato pregiudizio e malessere psicologico negli adolescenti. Tina Desovich che guida l’associazione Mamme per la libertà ha spiegato così al “Washington Post” la ratio del provvedimento: “Dire che ci sono stati schiavi è una cosa, ma parlare di come sono stati trattati con l’ausilio di foto è un’altra”. E brave “Mamme per la libertà”, la storia è pornografia.