
di Mario Matteini
[Secondo episodio di otto del ciclo “La valigia nella storia”]
Episodi della serie:
1. Le valigie della speranza
2. Le valigie salvifiche
3. Le valigie del grand tour… de force
4. Le valigie delle sorprese
5. Le valigie dei migranti
6. Le valigie dei tempi di guerra
7. Le valigie delle stragi
8. Questo prendiamo noi

Buon giorno e buon fine settimana. Oggi vi proponiamo il secondo episodio del ciclo “Le parole nella storia”. Mario Matteini, all’inseguimento della valigia, si è spinto molto a ritroso, fino ai faraoni, come Indiana Jones ne I predatori dell’arca perduta (a noleggio su AppleTV).
Chi abbia percorso almeno 10 volte il Camino verso Compostela e oltre, come lo scrittore e amico Furio Chelini, sa che la preparazione del bagaglio per il Camino non è routine, ma un atto quasi esistenziale. Ci mettiamo dentro I pensieri di Pascal o i Saggi di Montaigne? C’è già la Bibbia di San Giacomo, non ci stanno entrambi! Forse le scarpe sono più importanti? Forse lo è anche di più la boccetta del ghiaccio spray? Tutto non ci sta, bisogna fare delle scelte per un bagaglio perfetto che dev’essere leggero.
A proposito di bagagli leggeri. Vi invito a vedere la clip-monologo del viaggiatore seriale George Clooney nel grazioso film Tra le nuvole [in copertina] diretto nel 2009 dal maestro della commedia leggera, il regista canadese Jason Reitman (a noleggio su Chili, Prime video et Al.).
È come i film del nostro Monicelli che non sono mai veramente leggeri, anzi. In Tra le nuvole con grazia e tatto fa capolino il dilemma ancestrale tra nomadismo e stanzialità, tra solipsismo del viaggiare e solidità dello stare. Un tema questo che richiama l’allucinato progetto di Aguirre, furore di Dio, nel capolavoro di Werner Herzog (noleggio su Chili e per abbonati su Now).
Buona lettura!
Bagaglio per l’alidlà
La valigia, in realtà, ci racconta sempre delle storie. Storie personali, storie collettive, storie dei mezzi di trasporto, di viaggi e di modi di viaggiare.
Di un viaggio particolare ci raccontano anche alcuni dei più antichi antenati della valigia, come le casse e i cofanetti ritrovati nella tomba del faraone Tutankhamon (XIV secolo a. C.). In essi sono stati rinvenuti cosmetici e vari oggetti di uso quotidiano, che avrebbero dovuto servire al sovrano egizio per affrontare il suo viaggio verso l’aldilà.
Casse in legno o in bronzo, spesso arricchite da decorazioni con avorio o metalli preziosi. erano utilizzate anche dai Greci e dai Romani. Servivano per riporre oggetti e indumenti, ma anche per viaggiare, sia per terra che per mare.
Bagagli particolari erano anche quelli usati dai soldati romani, come la sarcina, raffigurata nella colonna Traiana, che era una specie di borsa che i legionari portavano a spalla, appesa alla furca, un bastone a croce.
Bagaglio rischioso
Sappiamo anche che talvolta i bagagli potevano rappresentare un problema per gli eserciti, perché, se troppi, rallentavano le operazioni militari, come accadde nel 54 a. C, nel corso della guerra gallica, alla XIV legione.
Attaccati a sorpresa dagli Eburoni, una popolazione della Gallia belgica, nei pressi di Atuatuca (odierna Tongeren), in una valle circondata da alture, i legionari si trovano in difficoltà, anche perché hanno appena lasciato l’accampamento e procedono lentamente schierati in una lunga colonna.
Per organizzare una difesa più efficace, uno dei comandanti ordina ai soldati di abbandonare i bagagli e disporsi in cerchio. Si tratta di una manovra corretta in situazioni del genere, commenta Cesare nel De Bello Gallico, ma questa volta coinvolge qualcosa che i soldati non vogliono lasciare ed accade l’inevitabile: i soldati si precipitano verso i bagagli per cercare e riprendersi le cose più care e vengono facilmente sopraffatti.
Baule boccaccesco
Casse e bauli continuano a svolgere la doppia funzione di armadio e di bagaglio anche nel Medioevo. Li vediamo raffigurati in numerosi dipinti dell’epoca.
Di casse ci parla anche il Boccaccio nel Decameron, anche se, in realtà, le vediamo impiegate per usi diversi dalla custodia di indumenti o suppellettili.
Come fa la badessa Usimbalda, “accompagnata d’un prete il quale ella spesse volte in una cassa si faceva venire”, o il mercante Ambrogiulo, che si fa portare nascosto in una cassa nella camera di Ginevra, della quale vorrebbe dimostrare l’infedeltà al marito.
Decisamente più sobria dei bauli e delle casse era la bisaccia, una doppia sacca (dal latino tardo bi-saccus, doppio sacco) di stoffa o di pelle, che si portava a tracolla o di traverso sul dorso di una bestia da soma. Era il bagaglio tipico dei contadini, dei frati questuanti e, soprattutto, dei pellegrini.
Pellegrinaggi
La pratica del pellegrinaggio ai luoghi santi è comune a tutte le grandi religioni. Nell’Occidente cristiano il movimento dei pellegrini si fa sempre più intenso a partire dalla seconda metà dell’XI secolo, quando tutta la mobilità cresce, grazie anche alla fine delle grandi invasioni.
I pellegrini si aggiungono così ai soldati, ai monaci e ai messaggeri laici ed ecclesiastici, che fino ad allora erano la maggioranza dei viaggiatori.
Il numero dei pellegrini cresce nel tempo, tanto che lo stesso termine “pellegrino”, che indicava genericamente un forestiero o un viandante, identifica sempre più chi viaggia diretto a un luogo santo.
La bisaccia era uno degli elementi che caratterizzavano i pellegrini, insieme al cappello a larghe falde, per proteggersi dal sole e dalla pioggia, alla mantellina appoggiata sulle spalle, da usare anche come coperta, e al bordone, il lungo e robusto bastone con punta metallica (l’antenato del bastone da trekking?) per appoggiarsi e per altri usi (difendersi da attacchi di animali o di briganti, raccogliere frutti dagli alberi, aprirsi la strada fra la vegetazione).
Bisaccia di San Giacomo
La consegna della bisaccia al pellegrino in partenza era un momento particolarmente solenne, tanto che era accompagnato da un vero e proprio rito, come ci testimonia il Codex Calixtinus, noto come Liber Sancti Jacobi (libro di San Giacomo), un'opera del XII secolo attribuita al Papa Callisto II.
Si tratta di una raccolta di testi redatti in latino in diverse epoche, che ci offre importantissime testimonianze sul culto di San Giacomo di Compostela e sui pellegrinaggi nel periodo medievale.
Nel primo dei cinque libri che lo compongono c’è la descrizione del rituale della partenza dei pellegrini, nel corso della quale avveniva la consegna e la benedizione della bisaccia:
Nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo, ricevi questa bisaccia, attributo del tuo pellegrinaggio affinché, purificato ed emendato, meriti di arrivare presso la tomba di San Giacomo, dove desideri giungere e, compiuto il tuo pellegrinaggio, possa tornare a noi incolume e con gioia, se così vorrà Dio che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Bagaglio salvifico
Nel codice sono descritti i principali itinerari del pellegrinaggio, la gioia, ma anche le sorprese, i rischi e le sofferenze che questo comporta. Una realtà che assume anche valore simbolico di viaggio spirituale verso la salvezza.
E anche alla bisaccia viene attribuito un significato simbolico. Le sue ridotte dimensioni, atte a contenere solo una modica provvista di viveri, indicano la fiducia del pellegrino nel Signore.
Il fatto che sia di pelle di animale morto allude alla necessità di praticare la mortificazione dei vizi. La mancanza di legacci ricorda al pellegrino che, oltre ad accettare le elemosine, deve anche condividere con gli altri quello che ha.
Terminato il viaggio, la bisaccia da accessorio indispensabile diventava prezioso ricordo, insieme a tutto ciò che il pellegrino si era portato a casa: medaglie, immagini, stemmi e oggetti vari, come una conchiglia, se era stato a Santiago di Compostela, o la palma, se la sua meta era stata Gerusalemme.
Tutto restava esposto in un luogo ben visibile della sua abitazione e spesso collocato nella sua sepoltura o assegnato come lascito testamentario agli eredi.
Oggi come ieri
I pellegrini cinesi che si recavano nei vari santuari buddisti dell’Asia meridionale e sudorientale fra VI e il VII sec. d. C. tornavano con bisacce piene di testi buddisti originali da tradurre.
L’abbigliamento e il bagaglio del pellegrino non muta molto nel corso dei secoli, come ci testimoniano la letteratura e l’arte quasi fino ai nostri giorni. E anche oggi, in fin dei conti, non molto è cambiato, visto che lo zaino, la borraccia e la giacca a vento altro non sono che la bisaccia, la zucca e la mantella, ma in materiali diversi.
Prima di andare
NFT scatenati. I Non Fungible Tokens è stato l’argomento più discusso sul Twitter nel mese di dicembre 2021. Gli utenti hanno postato 220 milioni tweet, battendo il soggetto più dibattuto di sempre sul microblogger, i film. Per i film solo 207 milioni di tweet nello stesso torno di tempo. È successo però che il folle gesto del Putin il piccolo ha mandato gli NFT a Mariupol.
A proposito di Putin. Dovrebbe trovare il tempo di leggere questo libro di Victor Hugo, c’è anche in russo.
Rivoluzione Twitter. Per Twitter è un momento copernicano. A breve sarà varato Bluesky un progetto di totale decentralizzazione della piattaforma incardinata sulla Blockchain. Evviva Twitter!
Orribile Ryanair. La compagnia di O’Leary ha quasi triplicato il costo del volo da Cracovia a Dublino, la tratta preferita dai fuoriusciti ucraini. Il costo normale del biglietto oscillava tra le 20 e le 75 sterline. Adesso fino al 23 marzo non ci sono più posti disponibili e il costo di un biglietto è salito a 180 sterline. Anche per volo Varsavia-Dublino del 24 marzo ci vogliono 146 sterline. Fonte: “The Financial Times” su dati Google Flights. Abbasso Ryanair!