fuga dai depositi della coop bank

Prelievi forzosi dai conti correnti, a Cipro torna la paura

di Enrico Marro

Prelievi forzosi dai conti correnti: a Cipro torna la paura

3' di lettura

Cipro non riesce ancora a scacciare i fantasmi del passato. A oltre cinque anni di distanza dal “bail-in” che spazzò via in una notte 9,4 miliardi di euro (tra azioni, obbligazioni bancarie e conti correnti), l’enorme massa di crediti incagliati continua a pesare sul sistema finanziario dell'isola mediterranea. Ora a finire seriamente nei guai è la Cooperative Bank, seconda banca nazionale, fondata oltre ottant’anni fa per erogare credito agli agricoltori.

Posseduta per il 77% dallo Stato dopo un primo salvataggio nel 2014 (da1,5 miliardi di euro, prelevati dai 10 miliardi di prestiti della Troika) e uno nel 2015 (da 175 milioni), oggi la Coop Bank si ritrova schiacciata da qualcosa come 6,2 miliardi di euro di sofferenze, pari a quasi il 60% dei crediti complessivi (e a circa un terzo del Pil nazionale).

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Una situazione così difficile da aver provocato nei primi tre mesi dell’anno fughe dei capitali per 2,5 miliardi di euro: i ciprioti non hanno dimenticato l’incubo del 2013, primo e unico “bail-in” all’interno della Ue, e hanno preferito correre a spostare i loro risparmi altrove.

Per evitare una crisi di liquidità, Nicosia ha deciso di intervenire una terza volta in soccorso dell'agonizzante banca pubblica: dopo aver versato nella Coop Bank 2,5 miliardi di euro per evitarne il fallimento, anche - secondo quanto appreso dal Sole 24 Ore - con l’apertura di conti correnti pubblici, il Governo si è fatto carico degli asset tossici assieme a immobili ed azioni, per un totale di circa 7,6 miliardi, mettendo in vendita l’istituto ormai “ripulito”. L’operazione è stata finanziata da Nicosia attraverso l’emissione di titoli obbligazionari per 2,3 miliardi, interamente acquistati dalla Coop Bank (quindi dal Governo stesso).

Non sono mancate le polemiche e il conto alla fine è stato molto salato: il rapporto debito pubblico-Pil cipriota è cresciuto del 12%, ma presto Nicosia dovrebbe recuperare, incassando i soldi della vendita dell'istituto di credito. I rumours danno in pole position per l’acquisto tre fondi statunitensi assieme ad Hellenic Bank, terzo istituto di credito dell’isola.

In tutto questo Bruxelles non si è ancora espressa sull’ipotesi di aiuto di Stato, ma è probabile che chiuda un occhio vista la complessità della situazione bancaria cipriota dopo il “bail in”. Aiuta il fatto che il Pil dell’ex colonia britannica l’anno scorso sia cresciuto del 3,8%, con «una delle migliori performance dell’eurozona», come ha messo nero su bianco la stessa Commissione nelle ultime Previsioni economiche. Cipro tuttavia rimane schiacciata dal peso di sofferenze che - seppur in forte diminuzione - restano intorno al 30% dei crediti, seconde nell'Unione solo a quelle della Grecia.

Ma soprattutto il caso Coop Bank, con la fuga incontrollata dei depositi, dimostra una cosa: la crisi di fiducia nel sistema bancario provocata dal “bail-in” del 2013 (e dal prelievo forzoso dai conti correnti superiori a 100mila euro imposto dalla Troika) rappresenta ancora una ferita profonda e dolorosa. Per rimarginarla ci vorranno anni.

«Penso che il denaro ritirato dai correntisti dalla Coop Bank sia ancora da qualche parte nell'isola - ha spiegato con amarezza il ministro delle Finanze Harry Georgiades - ma probabilmente non in una banca». A Cipro i fantasmi del passato non sono solo i crediti incagliati, ma anche la paura che i soldi sul conto corrente scompaiano. Nel giro di una notte.

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