Chi c'è dietro il “documentario” egiziano che denigra Giulio Regeni?

Scoperto da Wired, il documentario che tenta di dipingere Giulio Regeni come una spia può essere riconducibile a una televisione filogovernativa egiziana. Abbiamo messo in fila le cose che non tornano e quelle che combaciano fin troppo bene

Giulio Regeni impersonato da un attore nel documentario

A Wired  i sospetti sul documentario di propaganda e depistaggio su Giulio Regeni sono sorti già dal trailer, quando era apparso il 26 aprile su un account YouTube creato solo quattro giorni prima. Nella mattina del 30 aprile il canale e il video sono spariti (pur resistendo sui profili di diversi militanti politici egiziani).  Nonostante i vari elementi stridenti già citati (gli errori grammaticali, la mancanza di riferimenti a case di produzione, eccetera) una certa cura nelle scelte registiche suggeriva che The story of Regeni non fosse un prodotto amatoriale.

Tuttavia, com'è logico, chiunque volesse raccontare davvero in un documentario una vicenda delicata e complessa come l’uccisione del ricercatore friulano non potrebbe farlo senza sentire i legali della sua famiglia. Contattata immediatamente da noi, l’avvocata Alessandra Ballerini è caduta dalle nuvole: non sapeva nulla del sedicente documentario. Le tempistiche di pubblicazione del video, peraltro, erano come minimo peculiari: il 29 aprile era prevista l’udienza preliminare per i quattro agenti segreti egiziani imputati nella tortura e omicidio del ricercatore italiano (rinviata poi al 25 maggio).

Il sospetto che potesse trattarsi di un prodotto propagandistico volto a ridimensionare le reali responsabilità egiziane viene trasformato in certezza mercoledì 28 aprile, il giorno della pubblicazione dell’intero prodotto.

Inizia la ricerca

Dalla pagina Facebook del documentario (anch'essa disattivata), contattata per chiedere spiegazioni,  non è arrivata nessuna risposta alle nostre domande. Ma nel frattempo siamo riusciti a metterci in contatto telefonico con la persona che ha realizzato le interviste agli italiani coinvolti, tra i quali c'è il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Inizialmente tranquillo e cordiale, l'autore delle interviste ha iniziato ben presto ad assumere un comportamento più agitato, chiedendo di mantenere l’anonimato. “Mi hanno mandato le domande e io le ho fatte. Ho fatto il lavoro e rimandato il materiale”, si è affrettato a precisare a Wired in un buon italiano con accento arabo.

Non è stato però lui a prendere contatto con gli intervistati italiani, bensì un certo Mahmoud Abd Amid, che si è presentato come “rappresentante di Al-Arabiya in Italia”. Eppure non c’è alcun riscontro di una sua collaborazione con l’emittente saudita. Abd Amid ha contattato l'ex ministra Elisabetta Trenta, per esempio – anch'ella comparsa nel video – usando un indirizzo Gmail ora non più attivo.

Trenta e Tricarico erano inconsapevoli

The story of Regeni</em>

Leonardo Tricarico durante l'intervista di

L’ex ministra della Difesa Trenta, quando il nostro giornale l'ha contattata lo stesso 28 aprile, non sapeva affatto dell’esistenza del video. Non solo: non sapeva neppure di aver fatto un’intervista per un supposto documentario sulla vicenda Regeni. “Mi avevano detto che l’intervista era per un film documentario sui rapporti diplomatici ed economici fra Italia ed Egitto”, ha confessato sconfortata a Wired, chiedendo il link del prodotto per poterlo visionare. “Io all'inizio non volevo parlare né di Regeni né di Zaki e quando l'ho detto al giornalista egiziano lui si è sentito sollevato. Perché aveva paura”, ha chiarito Trenta.

**"Io non l'ho visto questo video, non so come aiutarla"*, ci ha detto ugualmente spaesato l’ex generale Leonardo Tricarico, contattato anch'egli lo stesso giorno della pubblicazione del filmato. Anche a lui la persona che ha condotto l'intervista si è presentata come un giornalista egiziano di Al Jazeera. Tricarico si meraviglia che nel filmato non compaia Fabrizio Cicchitto, altro esponente di vertice di Forza Italia. “Il giornalista mi aveva chiesto un suo contatto perché lo voleva intervistare”, aggiunge. *

### Tahrir Egyptian Network?

Fotogramma tratto da

Fotogramma tratto da una fiction di Ten Tv

*Prima di diventare telefonicamente irraggiungibile, il giovane intervistatore ci ha detto di collaborare come freelance con Al Jazeera, Al Arabiya e Ten. Non ci ha voluto dire chi gli ha commissionato la produzione, ma è stato molto fermo su un punto: Al Jazeera e Al Arabiya non c’entrano nulla. Su Ten invece ha glissa. Che cos'è Ten? Se Al-Jazeera è un colosso mediatico internazionale e Al-Arabiya un network saudita, Ten Tv invece è una televisione egiziana smaccatamente filogovernativa. Sui suoi canali si alternano notizie a prodotti di fiction. Proprio lo stile di questi ultimi richiama in modo molto preciso quello di The story of Regeni, soprattutto per un lavoro di post-produzione davvero simile. *

In realtà, secondo diverse fonti Ten Tv è qualcosa di più di una tv filo-governativa. Sta infatti per Tahrir Egyptian Network, e sarebbe – lo scrive ad esempio Il Manifesto in questo articolo – proprio una diretta espressione degli apparati di sicurezza del governo di Al-Sisi. D’altronde la sua linea editoriale è molto chiara, anche a partire dalla recente campagna denigratoria nei confronti di Patrick Zaki, nonché dai diversi pretesti per attaccare i Fratelli musulmani, accusati di ordire trame per destabilizzare l’Egitto. Ricorda qualcosa? Wired ha contattato il network televisivo, non ricevendo alcuna risposta.