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Il voto in Assia che fa capitolare la Merkel

Il voto in Assia che fa capitolare la Merkel

Alla luce dei risultati in Baviera di due settimane fa, le elezioni regionali in Assia hanno rapidamente acquistato grande importanza, trasformandosi in un vero e proprio stress-test per il governo guidato da Angela Merkel.

I sondaggi degli ultimi giorni davano per probabile un esito molto simile a quello della Baviera, con il crollo dei due partiti principali (CDU e SPD), una forte ascesa dei Grünen e un risultato a due cifre per AfD.

Sin dalle prime, precisissime proiezioni, diffuse dopo la chiusura delle urne alle 18, questo scenario è stato confermato.

Anche stavolta i due grandi sconfitti sono CDU e SPD, che perdono complessivamente oltre 20 punti percentuali rispetto al 2013 e registrano anche in Assia un risultato storico, in senso negativo. Nel Land di Francoforte la CDU non andava così male dal 1966, la SPD addirittura dal 1946. 

A vincere sono invece Grünen e AfD. Protagonisti di un avvincente testa a testa con la SPD per il secondo posto, i Verdi raggiungono il miglior risultato nel Land della loro storia: come ha commentato Priska Hinz, candidata del partito, “l’Assia non è mai stata così verde”.

Alternative für Deutschland, invece, stavolta ottiene un risultato più in linea con le aspettative (per quanto inferiore ai sondaggi più ottimisti, che la vedevano sfiorare il 15%). Insomma, per AfD scongiurato il “rischio Baviera”: il partito è invece addirittura in crescita rispetto alle politiche del 2017, quando in Assia prese l’11,9%. E, soprattutto, ora è presente in tutti i parlamenti regionali (Landtag) tedeschi.

Crescono anche i liberali della FDP e la formazione di sinistra Die Linke, che ottiene anch’essa il miglior risultato in Assia della sua storia.

I problemi di CDU e SPD

Continua dunque il crollo dei due partiti che governano il Paese, che perdono voti più o meno in tutte le direzioni. Sono però soprattutto 3 i punti rilevanti che emergono dall’analisi dei flussi elettorali realizzata dall’istituto Infratest dimap per la rete televisiva ARD. Innanzitutto, l’anima divisa in due dell’elettorato ex-CDU:

 

Di coloro che nel 2013 avevano votato per i cristiano-democratici, oggi quasi centomila hanno votato per i Verdi, e altrettanti sono andati verso AfD: evidentemente la ricerca del centro che in Baviera aveva favorito lo spostamento degli elettori verso i Grünen è stato controbilanciata, in Assia, da uno speculare slittamento a destra.

Quanto alla SPD, i voti in uscita vanno più o meno in tutte le direzioni, ma soprattutto verso i Verdi. Che, sebbene in Assia abbiano governato per cinque anni insieme alla CDU, sono percepiti come forza alternativa non solo alla destra di AfD, ma anche alla Grosse Koalition che governa a Berlino – e dunque in qualche modo come vera forza “alternativa” ai conservatori.

 

Ma è forse l’ultimo punto ad essere quello più indicativo dei problemi che attraversano i due grandi partiti tedeschi: 58.000 ex-elettori CDU e 68.000 ex-elettori SPD stavolta hanno scelto di astenersi, evidentemente delusi da tutta l’offerta politica a disposizione. La partecipazione infatti è calata rispetto al 2013: allora superò il 73% (anche se, va detto, si votava anche per le politiche), oggi ci si è fermati al 67,6%.

Un’impressione di sfiducia confermata da un sondaggio realizzato sempre da Infratest dimap: alla domanda “Quale partito ha le risposte migliori alle domande del futuro?”, il 33% degli intervistati – la maggioranza relativa – ha risposto “nessuno”. Il 24% ha indicato i Grünen, solo il 14% la CDU e il 13% la SPD.

 

Chi ha votato cosa 

Proprio come in Baviera, anche in Assia i Grünen fanno il pieno nelle grandi città ma in realtà crescono ovunque, addirittura dell’8% nelle zone rurali.

Vincono in 5 collegi uninominali a Kassel, a Darmstadt, a Francoforte (due) e a Offenbach, dove vince il mandato diretto Tarek Al-Wazir, leader locale del partito. È la prima volta dal 1958 che un mandato diretto in Assia viene vinto da un candidato non CDU né SPD, e la prima volta per i Verdi in assoluto.

Il partito ambientalista risulta anche quello più votato tra i giovani sotto i 25 anni, e insieme a FDP e Linke l’unico ad avere più elettori in questa classe di età che in quella degli over 60:

 

I Verdi sono i più votati anche fra gli elettori con un’istruzione più elevata. Molto interessante, infine, è l’analisi del voto in base al genere. Più o meno tutti i partiti si dividono equamente fra elettori uomini ed elettrici donne, tranne due: i Grünen, più votati dalle donne, e AfD, più votata dagli uomini.

Infine, un dato molto interessante è quello riguardate gli elettori con un passato di immigrazione alle spalle: la tendenza rispecchia quella generale, ma in proporzione AfD prende più voti (14% contro 13%) quando si ha una storia da migranti in famiglia.

Le conseguenze a livello locale…

 Con questi numeri sarà molto difficile avere spazio di manovra per trovare un accordo di governo. L’attuale maggioranza nero-verde di Volker Bouffier (il governatore uscente CDU che – a meno di incredibili sorprese – riceverà nuovamente l’incarico) potrebbe continuare, ma con un numero di seggi pari a quello necessario, non uno di più: 69 su un totale di 137.

Lo stesso varrebbe per una riedizione della Grosse Koalition in salsa hessisch: anche in questo caso i seggi sarebbero 69; idem per un’altra coalizione, quella cosiddetta “semaforo” (cioè SPD + FDP + Verdi), che però avrebbe due grossi problemi. Il partito arrivato comunque in testa, la CDU, rimarrebbe escluso; poi, il leader dei liberali, Christian Lindner, ha nella serata di domenica già scartato questa possibilità.

L’unica alternativa possibile, al momento, sarebbe seguire la strada della Jamaika Koalition, un accordo di governo fra CDU, Verdi e FDP: proprio quella formula che a detta di tutti gli osservatori avrebbe dovuto costituire la base del governo Merkel un anno fa e invece finì nel nulla, dopo settimane di delicate trattative, su iniziativa dello stesso Lindner.

…e quelle a livello nazionale

Così come la Baviera, anche l’Assia è un brutto colpo per Angela Merkel, “nuovamente punita” – come titola un editoriale della Frankfurter Allgemeine Zeitung, quotidiano conservatore di Francoforte, che addirittura definisce un errore la scelta della Cancelliera di ricandidarsi alla guida della CDU al congresso del partito previsto per inizio dicembre ad Amburgo: e infatti, poche ore dopo, arriva la notizia: Angela Merkel non si dimette, ma rinuncia alla candidatura alla guida della CDU.

Ma è soprattutto nella SPD che la situazione inizia a farsi molto tesa. Nel pomeriggio Olaf Scholz, Ministro delle Finanze e vice-cancelliere, aveva assicurato che la Grosse Koalition di governo non sarebbe stata messa in discussione anche in caso di un brutto risultato in Assia. Il problema è questo risultato non è semplicemente brutto: è davvero pessimo.

Il segretario generale del partito, Lars Klingbeil, ha parlato della necessità di “un processo di chiarimento programmatico”; ancora più dura è stata la leader dei socialdemocratici Andrea Nahles, che ha definito lo stato attuale della coalizione di governo “non accettabile” e ha lanciato quello che suona come un sinistro ultimatum: “non lasceremo il nostro destino nelle mani dei nostri alleati di governo”.

Vedremo nei prossimi giorni in che misura la scossa partita dall’Assia arriverà a Berlino: certo è che un segnale, come mostra il grafico qui sotto, è stato lanciato – e in modo anche piuttosto intenzionale.

Segnale che risulta ancora più evidente se si prendono in esame i temi più rilevanti per gli elettori.

Quasi tutta la campagna elettorale in Assia è stata giocata sulle questioni legate alla giustizia sociale: il caro affitti, l’istruzione e la scuola, i trasporti.

Interrogati su quale tema abbia giocato il ruolo principale nella loro scelta, tuttavia, la maggioranza degli intervistati non ne ha indicato nessuno.

L’elevato costo degli affitti è stato molto sentito da chi ha votato Linke, e la questione dei rifugiati da chi ha votato AfD: ma in generale l’impressione è che questa elezione sia stata decisa molto più da quello che succede a Berlino che da quello che è successo in questi anni a Wiesbaden, capitale del Land.

Con il voto in Assia si conclude la tornata elettorale del 2018 in Germania: l’anno prossimo, oltre alle Europee, ci si sposterà ad est per due altri importanti test locali, le elezioni locali in Sassonia e in Turingia, due roccaforti di AfD. E forse un assaggio di quello che ci aspetta l’abbiamo avuto già questo fine settimana: a Hirzenhain, piccola cittadina dell’Assia orientale quasi al confine proprio con la Turingia, AfD è risultata primo partito con il 23,3% dei voti…

Edoardo Toniolatti

Torinese classe 1978, si è laureato e addottorato in Filosofia, e da molti anni vive a Francoforte, dove lavora in quella che Theodor Adorno, buonanima, avrebbe certamente definito “industria culturale”.
Fra il 2016 e il 2018 ha curato la newsletter Noch 4 Jahre?, dedicata alle elezioni politiche tedesche e ripresa da alcuni giornali e magazine italiani.
Talvolta ospite in radio, è il caporedattore di Kater, blog collettivo che racconta la Germania - o almeno ci prova.

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