Maledetti assassini. Luana D’Orazio e la strage continua dei lavoratori

Le macchine mangiano gli operai perché il profitto mangia ogni diritto di chi lavora, anche quello alla vita.

Giorgio Cremaschi

Luana era operaia, aveva 22 anni e lavorava in una fabbrica tessile di Montemurlo, Prato, in Toscana. È stata risucchiata dal macchinario e straziata. Una morte atroce, un delitto che poteva essere evitato, perché da cento anni esistono le norme e i dispositivi di sicurezza per impedire che le macchine divorino gli operai. Se Luana è finita negli ingranaggi che l’hanno dilaniata vuol dire che quelle norme e quei dispositivi non erano in funzione, per mancata manutenzione o per ritmi e organizzazione del lavoro di lavoro incompatibili con la sicurezza. Non si scappa, se i macchinari e il lavoro sono sicuri un operaio neppure volontariamente potrebbe farsi male, se invece questo accade vuol dire che la tutela della sua salute e della sua vita non è prevista. Di questo sono sicuro: le macchine mangiano gli operai perché il profitto mangia ogni diritto di chi lavora, anche quello alla vita.

In Italia c’è una strage continua di lavoratrici e lavoratori, con il Covid, anche con tante attività ferme, questa strage si è fatta ancora più mostruosa. Nelle fabbriche, nei cantieri, nei campi, nelle strade ogni giorno si rischia la vita per pochi soldi e tanto profitto, tutti lo sanno ma va bene così. Se le istituzioni facessero il loro dovere tanti luoghi di lavoro dovrebbero essere fermati dalle pubbliche autorità perché insicuri. Ma questo non avviene e non solo perché il personale per le ispezioni nei luoghi di lavoro è stato vergognosamente tagliato dai governi. Ma perché le ispezioni non si fanno o sono finte, perché così vogliono le autorità, per non danneggiare la produzione. D’altra parte chi denuncia il rischio della vita al lavoro viene licenziato, come all’Ex Ilva, e la maggioranza del mondo sindacale , accetta, subisce o è complice. Al lavoro sono state tolte quelle libertà costituzionali che ancora vengono formalmente proclamate e che servono alle persone per difendersi; togliere l’articolo 18 è stato un crimine contro la salute e la vita di chi lavora. Hai un lavoro, accontentati, non puoi anche pretendere di avere dei diritti. O mangi la minestra o salti dalla finestra. E la finestra è una macchina che ti divora.
Questo è un sistema che uccide chi lavora; e che dopo le solite lacrime di coccodrillo per Luana tornerà a massacrare come prima.

Il PIL innanzitutto. Draghi ha detto che il problema principale è la produttività del lavoro e così non un centesimo  del miliardario PNRR è dedicato alla sicurezza delle fabbriche. Non di quelle ipertecnologiche del futuro, ma di quelle attuali dove un’operaia tessile muore come nell’ottocento. La Confindustria è sempre lì a chiedere meno regole sennò non si può produrre in modo competitivo. E pazienza se qualche anziano muore aveva detto uno di loro. Luana aveva 22 anni ed era mamma di un bambino di cinque anni. Ci sono solo due parole da dire ora: maledetti assassini.

(foto ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI)

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