Coronavirus, ecco come sarà l’app italiana per il contact tracing

Compiuta la valutazione delle proposte, resta ancora molto da fare perché davvero sia possibile usare l’applicazione. Che sarà “aperta e rispettosa della privacy”, assicura il ministro dell’Innovazione Paola Pisano, ma non basterà da sola a fermare i contagi

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Il mnistro dell'Innovazione Paola Pisano

Il mnistro dell'Innovazione Paola Pisano

 

L’app italiana per il contact tracing non c’è ancora. Arriverà, assicura il ministro dell’innovazione Paola Pisano, che oggi è intervenuta in Commissione Trasporti della Camera per spiegare a che punto è lo sviluppo del più importante strumento tecnologico a nostra disposizione per combattere il coronavirus. E soprattutto per consentire una ripresa delle attività in Italia, quella che molti chiamano già “fase 2”. 

Il digitale contro la crisi

“Appena è risultato evidente che l’emergenza sanitaria stava incidendo pesantemente sulla vita di decine di migliaia di persone - ha detto la Pisano - ho ritenuto di dover contribuire nei limiti del mio mandato ad agevolare il ricorso a strumenti e sistemi legati all’innovazione affinché in una quotidianità diversa da prima non si dovesse necessariamente rinunciare del tutto a lavorare, a informarsi, a fare la spesa, alla propria socialità e, specie per i più piccoli, al gioco, alla formazione, all’istruzione”. Il ministro si riferisce in primo luogo al progetto Solidarietà Digitale, dove aziende pubbliche e private offrono i loro prodotti per venire incontro alle esigenze degli italiani in questo momento difficile, ma anche agli aiuti alle scuole e alla semplificazione della burocrazia per acquistare beni e servizi informatici. E ancora, all’iniziativa “Innova per l’Italia”, che ha coinvolto aziende, università, enti e centri di ricerca pubblici e privati, associazioni, cooperative, consorzi, fondazioni e istituti per fornire un contributo nell'ambito dei dispositivi per la prevenzione, la diagnostica e il monitoraggio del Coronavirus (SARS- CoV-2) sull'intero territorio nazionale”. A oggi - spiega il ministro - sono pervenute 2.146 proposte, di cui 1.601 sono state sottoposte a pre- screening. Alcune di queste sono in corso di attivazione, e in particolare per 27 è stata richiesta offerta commerciale per l’approvvigionamento, 6 sono già state ammesse agli incentivi per la riconversione industriale inseriti nel bando Cura Italia”.

Alla ricerca dell’app

Alla fast call “Telemedicina e Data Analysis”, per individuare soluzioni digitali per telemedicina e assistenza domiciliare dei pazienti e a tecnologie basate sul monitoraggio “attivo” del rischio di contagio, sono arrivate  319 proposte per il monitoraggio e 520 soluzioni per la telemedicina. Per scegliere quelle che verranno effettivamente utilizzate, il 31 marzo è stata istituita la task force Data-Driven di 74 esperti “ciascuno dei quali selezionato in considerazione del possesso delle specifiche competenze e qualificazioni professionali richieste per l’espletamento delle attività assegnate nell’ambito del gruppo di lavoro”. Il lavoro del gruppo non finirà con la fine dell’emergenza, ma andrà avanti per tutto il mandato. I primi risultati saranno due rapporti (uno sulla privacy, l’altro sulla tecnologia), che il presidente del consiglio Conte valuterà per dare il via libera all’app. “L’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, il Garante per la protezione dei dati personali e l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni danno il loro apporto nel rispetto della propria autonomia e indipendenza fornendo indicazioni, avvisi e pareri sulle valutazioni compiute dal gruppo e dai suoi componenti”.

Come funziona

Non sappiamo come si chiama, né chi l’ha realizzata, ma l’identikit dell’app è descritto con precisione dal ministro Pisano: “L’applicazione di contact tracing non ha l’obiettivo di geolocalizzazione ma quello di tracciamento/memorizzazione per un determinato periodo di tempo degli identificativi dei cellulari con il quale il nostro è venuto in contatto ravvicinato. Questo accade se in entrambi i cellulari è presente l'applicazione di tracciamento”. Quindi, perché sia efficace, serve che la utilizzino almeno il 60 per cento degli italiani. “Su base volontaria”, però, ci tiene a sottolineare la Pisano.

L’applicazione crea un registro dei contatti in cui ci sono tre informazioni:1) qual è il dispositivo con il quale sono stato in contatto, 2) a che distanza, 3) per quanto tempo. Nel caso in cui un cittadino fosse identificato come positivo, l’operatore medico autorizzato dal cittadino positivo, attraverso l’identificativo anonimo dello stesso, fa inviare un messaggio di alertper informare tutti quegli utenti identificati in modo anonimo che sono entrati in contatto con un cittadino positivo. I quali quindi dovranno monitorare il loro stato di salute e verosimilmente sottoporsi a un periodo di autoisolamento di due settimane, se - come sembra - il modello è lo stesso di altre app simili, ad esempio quella di Singapore.

Il nodo dei dati

I dati rimarranno sul dispositivo dell’utente, ma a un certo punto necessariamente dovranno confluire in un sistema centrale di controllo: “Verranno raccolti da un soggetto pubblico competente”, dice la Pisano, che non ha ancora definito questo “dettaglio”, come lei stessa ammette. A qualche giorno dalla spettacolare debacle dell’Inps, la cui struttura digitale è crollata sotto l’impatto delle richieste di sussidio, il tema della privacy e della sicurezza dei dati in possesso di un organo pubblico è affrontato nel corso della discussione telematica con i deputati. “Ci sono indagini in corso per capire cosa è successo”, sottolinea la Pisano: “Il problema dell’emergenza digitale nel nostro Paese c’è, la digitalizzazione della PA è un problema che deve essere affrontato, ma il mio ministero ha un compito di impulso e indirizzo, non gestionale”.

Codice aperto

Un punto importante è che l’intero sistema integrato di contact tracing sia gestito da uno o più soggetti pubblici e che il suo codice sia aperto (open source), in maniera tale che tutti possano studiarlo ed eventualmente proporre modifiche. I dati devono essere “sufficientemente anonimi da impedire l’identificazione dell’interessato”: sono personali, ma non consentono di identificare da chi provengono. E verranno cancellati quando non serviranno più, con conseguente garanzia assoluta per tutti i cittadini di ritrovarsi, dinanzi a soggetti pubblici e privati, nella medesima condizione nella quale si trovavano in epoca anteriore all’utilizzo della app di contact tracing”.

Molto da fare

Una cosa è certa, ed è chiara anche al ministro Pisano: “Non sarà una sola applicazione a risolvere tutto. L’applicazione è parte di un sistema integrato del quale i protagonisti saranno inevitabilmente aspetti non tecnologici”. Alla domanda più pressante, ossia quando arriverà l’app, la risposta manca ancora. La valutazione delle proposte è terminata, ma “dalla scelta dell’applicazione al suo utilizzo molto è ancora da fare”, conclude il ministro dell’Innovazione.