5 maggio 2020 - 21:38

Coronavirus, diventa un caso la scelta della app. La ministra Pisano: «Nessuna forzatura»

La ministra dell’Innovazione ascoltata dal Copasir. La task force aveva proposta la sperimentazione di due applicazioni in parallelo. «Ma anche loro dicono che Immuni è in stato più avanzato»

di Lorenzo Salvia

Coronavirus, diventa un caso la scelta della app. La ministra Pisano: «Nessuna forzatura»
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Nessuna forzatura, nessuna manipolazione». Il nodo viene subito al pettine. La ministra per l’Innovazione tecnologica Paola Pisano sta parlando davanti al Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Il tema è Immuni, l’app per tracciare i contatti che dal 18 maggio, salvo rinvio, verrà sperimentata come strumento contro un’eventuale seconda ondata del coronavirus.L’audizione è riservata, il clima è riscaldato dall’articolo del Foglio che accusa la ministra di «manipolazione» nella scelta della app. E questo perché la task force creata per dare un parere tecnico aveva individuato due applicazioni da testare «in parallelo». Non solo quella che è stata poi selezionata e cioè Immuni, essenzialmente italiana anche se questo è un altro punto di scontro che vedremo dopo. Ma anche CovidApp, proposta da un gruppo internazionale al quale partecipano anche scienziati e professori italiani.

Lo stesso documento della task force riconosce che Immuni, rispetto alla concorrente, è in uno «stato più avanzato». Ma l’opposizione prende la palla al balzo e parte all’attacco. Adolfo Urso, che siede nel Copasir per Fratelli d’Italia, dice alle agenzie di stampa che «su questa materia non si possono ammettere forzature di alcun tipo» (ecco come funziona).In audizione, però, Pisano respinge ogni accusa: «Il documento dei tecnici dice che la soluzione migliore sarebbe stata avere una sperimentazione in parallelo ma sottolinea anche che una delle due app, Immuni, è in uno stadio più avanzato». Nelle ultime settimane, per altro, il governo era stato criticato per non aver ancora scelto l’app, dopo averne parlato a lungo, dopo aver creato una task force con 74 persone. Anche da qui, forse, è nata la scelta di accelerare, evitando una doppia sperimentazione che probabilmente avrebbe allungato i tempi.

«Il governo — dice ancora Pisano — si è assunto la responsabilità di fare una scelta, perché è questo che deve fare il decisore politico. E lo ha fatto tenendo conto delle indicazioni contenute nel documento tecnico». Basterà a calmare le acque? Sembra di no. Oggi i componenti della task force torneranno a vedersi per fare il punto della situazione. Serpeggia un certo malumore. Siamo all’ennesima puntata di una serie che ormai conosciamo bene, tecnici che consigliano contro politici che decidono.

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Ma ci sono stati altri due punti al centro dell’audizione di ieri. La partecipazione cinese — siamo al 2% — in Bending Spoons, la startup che ha creato Immuni. Un dato che — come è stato detto da alcuni parlamentari del Copasir — comporterebbe il rischio che i nostri dati finiscano in Cina. «Un’assurdità — dice Pisano —, Bending Spoons ha regalato l’app allo Stato italiano. Anche volendo, non potrebbe». Sulla garanzia della sicurezza nazionale, il Copasir si riserva però ulteriori approfondimenti. Alcuni punti dell’intervento fatto ieri dalla Pisano non collimano con le dichiarazioni rese nei giorni scorsi dal ministro della Salute Roberto Speranza e dai vertici dei servizi. Domani sarà la volta del commissario straordinario Domenico Arcuri.

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