La ministra all'Innovazione Paola Pisano (LaPresse)

Ecco cosa ha detto il ministro Pisano sulla app contro il coronavirus

Eugenio Cau

La titolare del dicastero dell'Innovazione, in audizione davanti alla commissione Trasporti della Camera, ha delineato i princìpi del progetto. Il problema dei tempi e della copertura legislativa

Mercoledì, davanti alla commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera, hanno parlato uno di seguito all'altro il presidente dell'authority per la privacy, Antonello Soro, e il ministro per l'Innovazione Paola Pisano. Il tema: come usare la tecnologia per contribuire alla lotta contro il coronavirus, e in particolare quali criteri e garanzie usare per sviluppare una app di contact tracing che rintracci i contagiati da Covid ed eviti che il virus si espanda.

 

Al ministero sono arrivati decine di progetti (pro bono) di contact tracing e di telemedicina da aziende private ed enti di ricerca. Su di essi sta lavorando una task force composta da 74 membri, di cui si è molto discusso. La task force, ha detto Pisano, dovrebbe presentare il suo rapporto finale "nelle prossime ore".

 

Il ministro, che ha parlato nel pomeriggio e ha ricevuto un buon numero di bordate dai membri della commissione, ha enunciato alcuni princìpi generali sui quali la app di tracciamento dei contagi si dovrà basare. L'utilizzo della app sarà volontario, sarà usata solo per l'emergenza sanitaria, sarà open source e sarà data in mano a gestori pubblici (di cui ancora non si conosce l'identità). Inoltre i dati dovranno essere “resi sufficientemente anonimi da impedire l’identificazione dell’interessato", e su questo punto Pisano è stata poco chiara: "sufficientemente anonimo" è molto differente da "anonimo". La app farà utilizzo della tecnologia bluetooth, quindi non ci sarà tracciamento degli spostamenti degli utenti, e userà metodi di anonimizzazione per evitare che le persone contagiate siano identificate.

 

Secondo Pisano i dati raccolti dalla app quando entra in contatto con un altro cellulare dotato di app saranno di tre tipi: l'identificativo dell'altro cellulare, la distanza del contatto (cioè a quanti metri l'uno dall'altro si trovavano i due utenti) e la sua durata.

 

Il fatto che ancora non siano stati individuati i soggetti pubblici a cui sarà affidata la gestione della app e dei dati che la app produrrà è sintomo del fatto che alcune parti (fondamentali) del progetto sono molto lontane dalla realizzazione.

 

In mattinata, inoltre, il presidente Soro aveva chiesto un passaggio legislativo per la realizzazione di sistemi di grande impatto pubblico come le tecnologie di tracciamento dei cittadini. Soro ha chiesto che la app di contact tracing sia approvata "con una norma di rango primario", o in seconda istanza con un decreto-legge. Se non fosse possibile adottare interventi legislativi ad hoc, sarebbe necessario quanto meno integrare le leggi esistenti con misure di garanzia.

 

E' possibile che un annuncio sul progetto di contact tracing scelto dal ministero dell'Innovazione arriverà tra non molto, forse perfino nei prossimi giorni. Ma prima di avere la app sul cellulare passerà tempo.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.