"Io ritengo che a cavallo della fine di questo mese la app sarà pronta per essere utilizzata". Lo ha detto il commissario all'emergenza Domenico Arcuri in audizione in Commissione Trasporti alla Camera sulla app di tracciamento Immuni.

Non molto è stato chiarito, nell’ora e passa di discussione, ma qualche notizia in più è arrivata: ad esempio che Arcuri non ha scelto in prima persona l’app di Bending Spoons preferendola a un’altra: "Non saprei rispondere, non ho partecipato a quella fase del percorso", ha detto in risposta a una domanda sulle "modalità con cui si è giunti all'individuazione del soggetto con cui è stata stipulata la convenzione per l’app". "Tengo però a dire che ho ricevuto la richiesta del governo di sottoscrivere una contratto con la società e io non ero a conoscenza né so se è vero che i lavori della Commissione fossero giunti alle conclusioni che ritenete o che alcuni organi di stampa hanno illustrato", ha detto ancora rispondendo alle domande dei membri della Commissione sulle indiscrezioni di stampa. Come premessa, Arcuri ha sottolineato: "Sono certo che tutti sappiano che io faccio il commissario all'emergenza e non il ministro dell'Innovazione, né il ministro della Salute, ma il commissario. Questa sottolineatura la faccio perché il commissario interviene in funzione dei poteri conferiti in quanto chiamato a svolgere la funzione di soggetto contrattuale a valle di decisioni che non ha preso, rispetto alle quali non ha avuto alcun ruolo". 

Arcuri ha però spiegato che “la responsabilità dello sviluppo dell’app è in capo a un gruppo di lavoro di cui fanno parte il Miinistero per l’Innovazione, quello della Salute, quello dell’Interno, la Presidenza del Consiglio, il Dipartimento Informazione e Sicurezza e gli uffici del Commissario, quindi lui stesso. 

Diversi dubbi anche sul tipo di dati trattati da Immuni: Arcuri, pur citando il GDPR, ha parlato a volte di dati completamente anonimi, altri di dati pseudononimizzati, suscitando qualche critica tra i membri della Commissione. Più volte il commissario ha insistito che l’app non ottiene dati personali ,ma solo relativi dal dispositivo, ha spiegato che saranno immagazzinati nei server Sogei, l’azienda di proprietà del Ministero delle finanze che offre servizi di cloud alla PA, e che "l'unico titolare della protezione dei dati sarà il ministero della Salute". 

Immuni, come più volte anticipato, sfrutta la tecnologia Bluetooth per tenere traccia e conservare nello smartphone dell'utente, in modo anonimo, durata e tipo di contatti ravvicinati con altri dispositivi sui quali èstata installata la stessa applicazione. "Solo ove l'autorità sanitaria avesse ad accertare la positività al virus - ha spiegato Arcuri - i dati conservati nello smartphone del contagiato, attraverso una apposita procedura di sblocco, verrebbero acquisiti in modo di nuovo anonimo dal sistema di back-end che provvederebbe ad avvisare, sempre tramite l’app, tutti i soggetti che in un periodo di tempo definito sono venuti in contatto con il contagiato stesso, in modo tale da poter attuare adeguate misure sanitarie".

Non pare dunque chiarissimo un punto: chi scopre di essere positivo dovrà inserire il suo codice nell’app per condividere i dati o potrà semplicemente farlo? “È importante sottolineare che allo stato dell'arte le funzionalità della app giungeranno fino all'alert del contatto con un soggetto contagiato”, dice Arcuri. “Questo alert avverrà con modalità previste. Una volta effettuato l'alert le funzioni della app si interromperanno. Al momento non è prevista alcuna relazione tra la app e il sistema sanitario nazionale successiva al suddetto alert". 

Il punto più importante è però che l’app va considerata come un tassello nella lotta alla pandemia, ma non l’unico. "La app funziona se il tempo di attraversamento" dall'arrivo dell'alert sul contatto con un contagiato al tampone "sarà accorciato, e se a essa si accompagnerà la somministrazione dell'unico agente per individuare un individuo contagiato, che è il tampone", ha spiegato ancora il commissario Arcuri. "La app dà un alert a un device - ha aggiunto - e gli dice 'sei stato in contatto per più di 15 minuti negli ultimi 14 giorni con un altro device (e anch'esso non è un nome) che risulta contagiato'. Il ricevitore del device deve attivarsi. Se il sistema sanitario regionale non è in grado di sottoporlo in fretta un tampone, non ha fatto il suo lavoro e nessuno di noi lo ha fatto". 

Arcuri ha escluso premi e vantaggi per chi usa l’app, ma ha spiegato che è stata richiesta a 7 aziende leader del settore della comunicazione di fare “una proposta di comunicazione sulla diffusione di questa app, pro bono. Stiamo ricevendo queste proposte, alla fine selezioneremo quella che ci garantirà la migliore offerta qualitativa". E inoltre verrà svolta una "procedura competitiva accelerata" per la scelta del "soggetto che svolgerà funzioni di help desk e di call center".

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